Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali definisce l’autolesionismo come un comportamento autolesivo non suicidiario (NSSI – Non Suicidal Self Injury) che si manifesta con atti deliberati di danneggiamento del proprio corpo senza l’intento di causare la morte.
Tagli, bruciature, graffi sono espressione di un profondo disagio psicologico diventato talmente ingestibile da dover essere portato fuori in qualche modo. Il corpo sembra diventare la tavola su cui scrivere, disegnare e lasciare il segno del proprio dolore.
Quale è la funzione dell’autolesionismo?
Le cause sono differenti e, proprio come ogni romanzo racconta una storia diversa, ogni segno esprime disagi differenti, unici e complessi.
Quando le emozioni diventano ingombranti, l’ansia accompagna lo scorrere del tempo e la frustrazione fa ribollire il sangue nelle vene, ecco che procurarsi dolore abbassa la tensione emotiva.
Quando il peso di sentimenti come il senso di colpa o l’odio verso se stessi pesa sulle spalle della persona quanto il mondo sulle spalle di Atlante, ecco che bruciature e tagli sembrano essere la giusta punizione.
Quando trascuratezza, abbandono e negligenza spengono ogni sensazione nel corpo e nella mente della persona traumatizzata, procurarsi dolore fisico sembra essere l’unico modo per sentirsi di nuovo vivi.
L’autolesionismo tra gli adolescenti.
Questa strategia di fronteggiamento del trauma non ha età, tuttavia ricerche e studi dimostrano quanto sia alta la percentuale di adolescenti che ricorre a questi metodi.
L’articolo del 2014 “Quanto è diffuso l’autolesionismo” pubblicato sul sito AdoleScienza.it riporta alcuni dati sul fenomeno: la percentuale di diffusione del fenomeno tra gli adolescenti varia dal 17 al 41%.
Si è osservato un aumento dei casi nel post pandemia da Covid-19 come conseguenza dell’isolamento sociale e dell’incremento dell’uso dei social media. Su queste piattaforme, infatti, esistono giochi, sfide e vere e proprie comunità che incitano all’autolesionismo.
Ragazzi e ragazze, senza la giusta guida ed il giusto supporto, si trovano soli ad affrontare il caos emotivo dell’adolescenza, la sensazione di disorientamento dovuta allo sviluppo ormonale e cerebrale e la pressione sociale, se non il bullismo. Ed ecco che l’autolesionismo diventa la valvola di sfogo che abbassa tutta la pressione interna.
Riconoscere i segnali e come intervenire.
Per i genitori e i caregiver riconoscere i segnali può essere difficile, ma non impossibile.
Tagli, graffi e bruciature potrebbero essere nascosti da vestiti eccessivamente laghi soprattutto in occasioni inappropriate.
Irritabilità estrema, isolamento e sbalzi di umore.
Possesso e uso di oggetti come accendini o lamette o coltelli.
Riconosciuti i segnali, è importante intervenire in modo tempestivo, efficace ma non invadente o prevaricante. Evitare giudizi e punizioni è il primo passo che porta verso l’ascolto attivo, la sintonizzazione emotiva ed un interesse genuino verso l’adolescente e la gestione del trauma sottostante.
Il cambiamento è possibile con il giusto approccio, le giuste strategie e il giusto supporto e quando l’intervento di genitori e caregiver non basta, è possibile rivolgersi a professionisti quali psicoterapeuti e counselor. La guida di figure esperte e specializzare aiuta genitori e ragazzi a portare il peso di traumi inespressi, esperienze passate ancora presenti e disturbi che compromettono il corretto sviluppo degli adolescenti.
Bessel Van Der Kolk nel suo libro “Il corpo accusa il colpo” dice "Il trauma non è ciò che accade a te, ma ciò che accade dentro di te a causa di ciò che accade a te " e questo getta una luce diversa sul fenomeno dell’autolesionismo che può essere visto come una strategia di fronteggiamento del dolore più che come un tratto immutabile della persona.
E parafrasando Carl Jung che sosteneva che il dolore è il modo in cui l’anima chiede aiuto, è possibile leggere questi segni sul corpo dei ragazzi come una richiesta scritta di aiuto da parte degli adulti.
Psi Studio cammina accanto a genitori, caregiver e adolescenti lungo la strada della rielaborazione dei traumi, della riconnessione tra mente e corpo e della creazione di legami genuini per poter trasformare i ragazzi disorientati di oggi negli adulti equilibrati di domani.
Se devi essere te stesso per tutta la vita, perché non esserlo nel miglior modo possibile e autentico.
A cura di
Valeria Casella
Life Coach, Counselor & Content Writer
Per informazioni
Anna Farinato
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